lunedì 15 aprile 2013



Il commando è pronto: Alt padroni!
Indietro si torna, eccome se si torna.
Nel corridoio dei tuoi disordini
adorni la mia cupa smania
di osservare da lontano
la consolazione e la giustificazione
che ci rendono il mondo
migliore in un bagliore
da stolti.

La patria si trasfigura
in un soffio di vento;
via Verdi 18, qui.
L’acqua sta salendo alle ginocchia
e tu mi chiedi cosa c’è dietro la luce.
Io rispondo: “Più luce”, poi tutto scompare
e restiamo al buio,
come in un cinema di ricordi.

Parole di favola; mondo di favola;
politica da favola. Fairy-tale world.
Degenerare finché la lingua si fa tempo e
lo sguardo si fa sentiero,
defecando sul futuro di luce,
scia sospesa tra le nostre lenzuola
e l’assenza di un duce.
In un certo senso, so cosa voglio,
l’orgoglio scompiglia e la trama si
assottiglia in un mare di quisquilia.

Le giacche sono pietre – dolman, dolmen.
Dorma, dorme, qui ci si confonde
a stare tra le onde. Chiama i cattivi
maestri del disaccordo e insegna loro
la litanìa del trapasso.





Stringi il turbante del Tempo, forza!
Lascia perdere per un attimo l’impazienza
della rettitudine. Qui di morale c’è rimasto ben
poco; tempo, in corso di accelerazione
verso cime tempestose.
Togliti le scarpe che la terra,
altrimenti, non ti può incantare.