domenica 25 novembre 2012

"Raised Right Men"


Prepare, prepare the iron helm of war,
Bring forth the lots, cast in the spacious orb;
Th' Angel of Fate turns them with mighty hands,
And casts them out upon the darken'd earth!
Prepare, prepare!

lunedì 19 novembre 2012

"Un dolce, balzano, paese"



THE SELF-UNSEEING
Here is the ancient floor,
Footworn and hollowed and thin,
Here was the former door
Where the dead feet walked in.
She sat here in her chair,
Smiling into the fire;
He who played stood there,
Bowing it higher and higher.
Childlike, I danced in a dream;
Blessings emblazoned that day;
Everything glowed with a gleam;
Yet we were looking away!
(Thomas Hardy)


COLORO CHE NON SI GUARDAVANO
Questo è l’assito antico
battuto, incurvato, assottigliato,
qui c’era quella porta antica
per cui entravano piedi che son morti.
Ecco la scranna su cui ella stava
con un sorriso al fuoco
mentre là il suo strumento egli suonava
con suono ognor più forte.
Puerilmente, in sogno, io danzavo:
felicità accendeva tutto il giorno;
ogni cosa d’intorno sfolgorava.
Eppure tutti guardavano lontano.
(traduzione di Attilio Bertolucci)

"In un'Italia fanciulla che sospende le proprie ombre"

martedì 23 ottobre 2012

"Ripensare il potere"

"Silenzi plastificati. Crepita l’acido cristallino del dominio oligarchico assoluto, narcisistico quanto cinico. Le sue figure sono singolari, altere e preziose, compiaciute e controllate, intelligenti, esatte nei rispettivi posti. Il deposito è filtrato dal pensiero scaldato, dal calore ossigenato, dai desideri illuminati, dal fulgore del successo; è l’universo, l’unico, il solo dell’esistenza e del futuro. Le sue vicende e i suoi moti sono la storia; il suo equilibrio è la natura, la sua salute è la verità, il suo corso la realtà, la sua direzione la ragione, il suo peso la materia, i suoi organi la scienza, il suo sangue l’umanità. La mente e i sentimenti di questo universo sono i loro, di coloro che lo colmano e lo saziano… Altro universo non c’è, nemmeno sottostante e affondata. Nessun altro mondo, nemmeno fra i satelliti spenti degli spazi, né tra le meteoriti attirate da una delle tante orbite.

Non ci sono più personaggi perché nessuno agisce più come tale, nessuno ha
un proprio copione. L’unico personaggio, è banale dirlo, è il potere. Se ne subisce
il clima.

Niente. Non c’è niente da raccontare. Non si racconta piú. Lo stato procede,
si ferma, si corregge secondo la crisi che gli è stata assegnata dall’industria. La
crisi delle istituzioni è crisi delle sovrastrutture e delle produzioni. Non c’è
proprio niente da raccontare. Non c`è piú Madame Bovary. Ci sono le categorie
sessuali, i prodotti farmaceutici, letterari, cinematografici, dietetici, comportamentali.
obbligativi. Si potrebbe raccontare come mille mogli tradiscono
tutti insieme, sopra la stessa biancheria, i loro mariti appesantiti dal lavoro e dall’ingenuità?
I giocatori, i ribelli, gli assassini, i pescatori, i ricchi, gli avari, gli
incapaci, sono ormai a milioni, tutti uguali nel mondo.

La luna… la luna muta e tradisce, indaga e serve le correnti di tutti, amplia, soffice
ed organizzata, capace ed attiva come una finanziaria di Zurigo o uno staff
harvardiano di consulenti. La luna fila rapida, gemente satellite della memoria
ormai arresa; scorre la graduata traiettoria della sua complicità. A quest’ora
schizza di telefonate intercontinentali, seleziona e ribalta i nastri delle telescriventi,
rimescola perfino il ghiaccio nei bicchieri, imputa e conferma i pensieri e anche li compone
su pellicole dotate della selettività delle immagini e
delle memorie… il plenilunio glorioso ruota il suo disco monetario." 


(Paolo Volponi, Le mosche del capitale, Einaudi, Torino 1989)
 

venerdì 12 ottobre 2012

"Abilene - la dittatura di tutti, l'anarchia di pochi"

Il paradosso di Abilene prende il nome da un racconto nato per spiegarlo. 
Una famiglia che, come molte persone, crede che Abilene sia un posto bellissimo sta organizzando
una gita. Nessuno dei partecipanti vorrebbe andare ad Abilene, ma tutti credono
(poiche' e' risaputo che Abilene sia bellissima) che gli altri vogliano andarci. 

Cosi', poiche' ognuno intende evitare di essere il tiranno del gruppo, ognuno decide
di acconsentire ad andare ad Abilene. 


Il risultato e' una stravagante unanimità. 


domenica 16 settembre 2012

"Into the home of prayers"

Sei le colonne in fila, il gioco è terminato
nel bel prato d’Italia c’è odore di bruciato
un filo rosso lega tutte, tutte queste vicende
Attenzione: dentro ci siamo tutti
è il potere che offende.

(Roberto Roversi, "Le parole incrociate", in Anidride Solforosa, 1975)

giovedì 12 luglio 2012

"Il modo del mondo"

"Scienziato: Cos'ha a che fare l'abbandono con il pensare?
Maestro: Nulla, se intendiamo il pensare in senso tradizionale, come rappresentare. Ma forse l'essenza del pensare è ricondotta all'abbandono.
S: Con tutta la mia buona volontà non riesco a rappresentarmi questa essenza del pensare.
M: Perché glielo impediscono proprio la sua buona volontà e quel modo di pensare che è il rappresentare.
S: Allora cosa debbo mai fare?
Erudito: Me lo domando anch'io.
M: Non dobbiamo fare nulla, soltanto restare in attesa.
E: È una ben misera consolazione.
M: Non dobbiamo aspettarci alcuna consolazione, e proprio questo facciamo ancora se ci facciamo prendere dallo sconforto.
S: Di cosa dobbiamo restare in attesa? E dove? Quasi non so più dove sono e chi sono.
M: Noi tutti non lo sappiamo più, non appena tralasciamo di farci delle illusioni.
E: Ma non resta ancora il nostro cammino?
M: Certamente. Tuttavia, se ce ne dimentichiamo troppo in fretta, rinunciamo alla possibilità di pensare"

(L'abbandono, Martin Heidegger)


giovedì 7 giugno 2012

"I sing the body electric"

There is that in me - I do not know what it is - but I know it is
   in me.

Wrench'd and sweaty - calm and cool then my body becomes,
I sleep - I sleep long.

I do not know it - it is without name - it is a word unsaid,
It is not in any dictionary, utterance, symbol.

Something it swings on more than the earth I swing on,
To it the creation is the friend whose embracing awakes me.

Perhaps I might tell more. Outlines! I plead for my brothers
   and sisters.

Do you see O my brothers and sisters?
It is not chaos or death - it is form, union, plan - it is eternal
   life - it is Happiness.
 
(Walt Whitman, Leaves of Grass, section 50 - "Song of Myself") 


giovedì 19 aprile 2012

"I said John, John, he's long gone"



disobbedienza dal mondo
in un carico di notte fonde
tra la miseria mentale
e le dense sequenze
delle tue carte
capire la figura che scandisce
il limite in cui tu mi spezzasti i nervi
saltare fino agli orli dell'alba
per perdere l'eco dei tuoi forse
rovescio Hugo che la libertà non è
liberazione
lui pensava viceversa, come te
asimmetria degli alberi
che prima o poi ci ammaleranno
anche quelli in silenzio
in ginocchio
in un rapporto deteriorato.

"A Nomin e a Nenei e alle nostre uscite felici"

lunedì 5 marzo 2012

"Rambling thoughts"



“It would be absurd to attempt to define such a mental state (or whatever it may be called), inasmuch as it must be something so foreign to man that his experience can give him no help towards conceiving its nature; but surely when we reflect upon the manifold phases of life and consciousness which have been evolved already, it would be rash to say that no others can be developed, and that animal life is the end of all things. There was a time when fire was the end of all things: another when rocks and water were so”

(Samuel Butler, Erewhon)

martedì 7 febbraio 2012

"Against all parvenus"

Mrs General had no opinions. Her way of forming a mind was to prevent it from forming opinions. She had a little circular set of mental grooves or rails on which she started little trains of other people's opinions, which never overtook one another, and never got anywhere. Even her propriety could not dispute that there was impropriety in the world; but Mrs General's way of getting rid of it was to put it out of sight, and make believe that there was no such thing. This was another of her ways of forming a mind—to cram all articles of difficulty into cupboards, lock them up, and say they had no existence. It was the easiest way, and, beyond all comparison, the properest.

Mrs General was not to be told of anything shocking. Accidents, miseries, and offences, were never to be mentioned before her. Passion was to go to sleep in the presence of Mrs General, and blood was to change to milk and water. The little that was left in the world, when all these deductions were made, it was Mrs General's province to varnish. In that formation process of hers, she dipped the smallest of brushes into the largest of pots, and varnished the surface of every object that came under consideration. The more cracked it was, the more Mrs General varnished it. There was varnish in Mrs General's voice, varnish in Mrs General's touch, an atmosphere of varnish round Mrs General's figure. Mrs General's dreams ought to have been varnished—if she had any—lying asleep in the arms of the good Saint Bernard, with the feathery snow falling on his house-to.


(Charles Dickens, Little Dorrit)

mercoledì 11 gennaio 2012

"L'officina dei nostri giorni"

Buon popolo, fra luci semispente
ti attardi, stupendamente docile.
Le ragazze adornate di coralli
rosseggiano come il tramonto
o impallidiscono allo scherzo
di un giovanotto ardito:
“Vedeste comare Splendore?
balli con me, bel cuore?”
Aspettano i fuochi d’artificio
rovesciate sull’erba,
i premi favolosi della tombola
e l’amore colomba del diluvio.
Cade la felicità da scrigni aperti,
le luci della festa aprono piume;
scese dal monte con le scarpe in mano
bagnano la speranza nel lume
della notte, nell’uragano dei giuochi,
nelle giostre che strappano lontano.
Fasciati in maglie rosse i marinai,
stretti i calzoni sulle cosce,
toccano il gomito alle ragazze;
trillano le argentine passere
e si offrono, quasi
da un albero protese.

(Roberto Roversi, Una terra)


Il volo nello spazio con le parole di carta e l’
inchiostro la farina del diavolo.
Ritorno a casa trovo
la siccità di quest’anno
la terra nel veleno di crepe
– quando c’è il sole quando la notte non viene.
Il mondo nasconde le rovine
dentro vulcani di silenzio, i boschi
gridano nei boschi prima di scomparire.
È ancora da vedere se la povertà di ieri
era più triste della ricchezza esplosa
polvere di ghiaccio tra le pietre
in questi giorni rassegnati a un piccolo destino.
Il pane che l’Europa tocca muore.
Il viaggio così finisce. Il cavaliere così si allontana.
Mi rifiuto di sottoscrivere
qualsiasi forma di patto
con il diavolo. Mani di uomini neri
strisciano le lamiere arrugginite.


Attenti a parlare ascoltare anche a cantare ma io
chiamato in caverna dalla pazienza vecchia del mondo…
La terra è una vacca ubriaca di sale di miele
si completa si squarcia si evolve
ascolta crocchiare i cannoni le foglie d’autunno sui rami
contempla il danno si adegua alla gravità dell’evento
difende l’ultimo fuoco l’ultimo ghiaccio l’ultimo grido
d’amore.
Ma io non ero ancora nato io e
il linguaggio correva via con le gambe di vetro
gridavo al topo: dove sei? Aspettami! Diventa un re!
non ripartite al segno della piccola luna
lasciando me nell’ombra di una terra immortale.
Tutto l’inverno ho navigato nello spazio
è venuta primavera piena di selve
continuo il mio viaggio sulla nave che
dalla luce conduce alla luce
dalla luce come una piuma mi scarica alla notte
sono un vagone disperso in una stazione di frontiera in
Patagonia ma
non posso lamentarmi perché sono solo – ero
nello spazio che non ha voce
e tacevo
percosso dal peregrinare degli astri coi piedi di velluto e
il loro percorso di guerra è vicino alla schiena di dio fra
nuvole irate.
Ascoltate! Ascoltiamo. Il loro tamburo. Combattete
gentiluomini di Russia questa ultima battaglia
meglio morire sul campo che andare erranti incalzando
una gloria
che la vita rende arlecchina. Ascoltate!
Sproniamo i cavalli del cielo cavalchiamo nel sangue.
Ascoltate! Cavalchiamo cavalchiamo nel sangue
la paura del cielo che strappa manciate di stelle
oscura la voce un abbraccio di gelido fuoco poi silenzio
e silenzio
solitudine antica – la terra è nel vento di foglie strappate
una morte è in corso
le onde uguali si sciolgono gridando vendetta.
Forse è la morte annunciata del nostro pianeta?
Morire da straniero come
i profughi sulle barche vaganti fra tormenti e l’arsura?
Non un mondo di eguali tracotanti ma
uomini e donne uomini e donne diversi e l’albero
della libertà sferzato da gelate non vinto
nella battaglia.
Tornerò. Io ritorno attraverso il cuore della mia terra natale
tocco il cielo coi miei capelli seduto
ho i piedi sopra la testa del mondo
penso alle piccole cose risparmio le ore
oltre l’oceano sento il respiro di un amico che dorme.
Coraggio, la festa dell’uomo è in arrivo
l’orma dei piedi è sospesa sopra i millenni.
Sono stimolato, egli dice, dall’attesa di una voce
tracce d’oro sulla sabbia di un fiume che corre nel cielo
immergo le mani nel cuore della terra profonda
essa perduta in un cammino senza tramonto
si quieta nella tempesta
punisce le città acquattate come cinghiali nel bosco
come ragazze caute esaltate fra la polvere della memoria.
Una luce impaziente
si presenta suona alla porta nel primo verde del giorno
si guarda intorno annuncia il destino di un uomo
assassinato nel buio.
Domando se ancora pioveva
la notte in cui re Teodorico è stato sepolto
nel fiume Busento e se la notte pioveva campane o spavento
poi ho raggiunto l’America
l’America che è sempre lontana. Così i giorni scadono via
uguali
e albe uguali e tramonti veloci
le erbe scoppiano al morso di un insetto
gorghi d’acqua fremono nella gola degli uccelli sui rami
nere piume straziano nubi conficcate nell’aria
osservano i fiumi bruciare e le rive deserte
chiamare chiamare. Ah! le
canzoni di Dalla un tempo s’alzavano dai prati
come trottole lanciate dai bambini.
Orsi risalire montagne
l’odore del pelo bagnato di neve e di miele
ombre di pellegrini con fiaccole
sui sentieri dei boschi
fra ossa di animali uccisi dal gelo impietoso
anche la natura è caduta prigioniera del sonno
nessuna primavera rasserena la voce delle fiabe
fra i tizzoni fradici d’inverno.
La natura del sonno sfugge dunque a se stessa
come belva si rintana dentro caverne.
Ancora. Gemme del cielo invernale nel cielo invernale
spunta la primavera italiana errabonda
insiste gemma invernale insiste insiste la
primavera non solo italiana e gli applausi
volo d’ombre trapassate trafitte
dalla freccia di Diana volante urlante cantante. Altro non
vedo.
Non so altro. Brilla di magnitudine
1,6 Bellatrix (gamma Ori) un gigante blu
distante 360 a.l. lo tocco con la mano sinistra e
brucia brucia anche se è dalla parte del cuore non
mi lascia partire trattiene la corsa la nebulosa d’Orione
qua perduto in uno spazio che il mio occhio non vede
sopra le città giganti della terra
unificate da una pietà senza strazio
solo gli occhi cavati ai giovani soldati
le giovani donne sgozzate nude
solo le mani tagliate ai vecchi davanti alle case infuocate
solo frecce sul petto delle bianche bambine coperte dal
carbone mai
acceso
solo raffiche raffiche raffiche nella schiena dei ragazzini
che ridono
fra luci di carnevale e
guardando i vecchi bagnati di sangue scendere a terra
si addormentano lasciando la vita sorpresi.

(Roberto Roversi, L'Italia sepolta sotto la neve)

lunedì 9 gennaio 2012

"J'y pense et puis j'oublie. C'est la vie, c'est la vie"


Sept cent millions de chinois
Et moi, et moi, et moi
Avec ma vie, mon petit chez moi
Mon mal de tête, mon psi
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Quatre vingt millions d'indonésiens
Et moi, et moi, et moi
Avec ma voiture et mon chien
Son Canigou quand il aboit
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Trois ou quatre cent millions de noirs
Et moi, et moi, et moi
Qui vais au brunissoir
Au sauna pour perdre du poids
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Trois cent millions de soviétiques
Et moi, et moi, et moi
Avec mes manies et mes tics
Dans mon p'tit lit en plumes d'oie
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Cinquante millions de gens imparfaits
Et moi, et moi, et moi
Qui regardent Catherine Langeais
À la télévision chez moi
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Neuf cent millions de crève la faim
Et moi, et moi, et moi
Avec mon régime végétarien
Et tout le whisky que je m'envoi
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Cinq cent millions de sud américains
Et moi, et moi, et moi
Je suis tout nu dans mon bain
Avec une fille qui me nettoie
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Cinquante millions de vietnamiens
Et moi, et moi, et moi
Le dimanche à la chasse au lapin
Avec mon fusil, je suis le roi
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

Cinq cent millards de petits martiens
Et moi, et moi, et moi
Comme un con de parisien
J'attends mon chèque de fin de mois
J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie

J'y pense et puis j'oublie
C'est la vie, c'est la vie