Il commando è pronto:
Alt padroni!
Indietro si torna,
eccome se si torna.
Nel corridoio dei
tuoi disordini
adorni la mia cupa
smania
di osservare da
lontano
la consolazione e la
giustificazione
che ci rendono il
mondo
migliore in un
bagliore
da stolti.
La
patria si trasfigura
in un soffio di
vento;
via Verdi 18, qui.
L’acqua sta salendo
alle ginocchia
e tu mi chiedi cosa
c’è dietro la luce.
Io rispondo: “Più
luce”, poi tutto scompare
e restiamo al buio,
come in un cinema di ricordi.
Parole di favola;
mondo di favola;
politica da favola. Fairy-tale world.
Degenerare finché la
lingua si fa tempo e
lo sguardo si fa
sentiero,
defecando sul futuro
di luce,
scia sospesa tra le
nostre lenzuola
e l’assenza di un
duce.
In un certo senso,
so cosa voglio,
l’orgoglio
scompiglia e la trama si
assottiglia in un mare di quisquilia.
Le giacche sono
pietre – dolman, dolmen.
Dorma, dorme, qui ci
si confonde
a stare tra le onde.
Chiama i cattivi
maestri del
disaccordo e insegna loro
la litanìa del
trapasso.
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